Siamo nel 1577 e la famiglia Merisi scappa da Milano per
fuggire dalla peste ma il padre di Michelangelo la contrae e muore. Terminata
l’epidemia Caravaggio ha 13 anni ed inizia a lavorare in bottega facendosi
guidare da Simone Peterzano, pittore esponente del manierismo lombardo. Nel
1592 si trasferisce a Roma dove è ospite monsignor Pandolfo Pucci da Recanati,
è nella capitale che inizierà ad avere i primi successi. Passa le giornate nei
quartieri malfamati di Roma fra giocatori d’azzardo, vino e donne. La sua vita
cambia bruscamente nel 1606, quando durante una rissa scoppiata per una partita
di pallacorda persa, uccide Tommasoni. Per questo omicidio il pittore viene
condannato alla decapitazione, perciò è costretto a fuggire da Roma. Dal 1606
la sua paura per la morte aumenta e ciò si vede nelle sue opere in cui spesso
rappresenta scene violente di decapitazioni. Muore il 18 luglio 1610.
Caravaggio dipinge Davide con la testa di Golia nel 1609, un
anno prima della sua morte. È importante notare che sulla lama della spada che
Davide impugna vi sono le scritte: "H-AS OS", sigla che riassume il
motto agostiniano "Humilitas Occidit Superbiam" (l'umiltà uccise la
superbia). Questo dipinto è inoltre una sorta di biografia dell’artista, infatti
il volto di Davide no è altro che il ritratto dell’artista adolescente mentre
il volto di Golia è un autoritratto in cui l’artista è rappresentato più
anziano e ferito, infatti Caravaggio dipinse l’opera in preda a dei dolori
lancinanti dovuti a delle ferite che si provoco durante una rissa.
Realizzata tra il 1596 ed il 1598 l’opera fu commissionata
dal cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte, ambasciatore mediceo a Roma e
committente e protettore del Caravaggio, per regalarlo a Ferdinando I de'
Medici in occasione della celebrazione delle nozze del figlio Cosimo II. L’opera
d’arte rappresenta Bacco, dio del vino, dell’eccesso e dell’ebbrezza cosparso di
frutti corposi e maturi che donava ai mortali. Alcuni danno all’opera un
significato più religioso infatti si immagina Bacco come Gesù Cristo che offre
del vino in segno di sacrificio e redenzione.
In questo dipinto ad olio del 1597 è rappresentato il
protagonista del mito greco Narciso mentre si specchia quasi con espressione
sofferente e confusa in uno specchio d’acqua. È importante ammirare la
precisione maniacale e la quasi perfetta simmetria che vi è fra la persona reale
e il suo riflesso sull’acqua. Caravaggio rappresenta la scena ispirandosi ad
Ovidio che la descrive come una situazione molto buia e cupa e al quanto confusionale.